"Metamorphosis" di Ferdinando Balzarro – Un'Esplorazione del Simbolismo e della Narrativa Surreale | Autore Premio Internazionale d'Eccellenza Città del Galateo

“Metamorphosis” di Ferdinando Balzarro – Un’Esplorazione del Simbolismo e della Narrativa Surreale

Nel vasto panorama della narrativa contemporanea, pochi autori riescono a intrecciare simbolismo, psicologia e tensione esistenziale con la maestria di Ferdinando Balzarro. Con il suo nuovo romanzo Metamorphosis, Balzarro firma un’opera profondamente simbolica e onirica, dove ogni dettaglio si carica di significati archetipici e dove la realtà perde consistenza a favore di un universo surreale, tanto inquietante quanto poetico. In questo articolo, esploreremo i livelli simbolici del romanzo e il modo in cui la narrazione surreale diventa veicolo di riflessione sull’identità, la colpa, la libertà e la condizione umana.

La metamorfosi come archetipo

Fin dal titolo, il riferimento a Kafka è esplicito, ma l’intento di Balzarro è differente. Se Kafka utilizzava la trasformazione in insetto come metafora dell’alienazione sociale, Balzarro parte da un’idea opposta: Gregor Samsa si risveglia ringiovanito, libero dai limiti della vecchiaia e dalle costrizioni corporee. Tuttavia, questa rinascita fisica non coincide con un’evoluzione spirituale. Al contrario, apre la porta a una regressione morale, a un confronto diretto con il proprio lato oscuro.

La metamorfosi diventa quindi simbolo di un ritorno al “vero io”, privo di filtri e maschere sociali. Non una trasformazione verso l’alto, ma un viaggio verso il basso, verso ciò che è nascosto, rimosso, inconfessabile.

Un paesaggio mentale e simbolico

La narrazione di Metamorphosis si muove in un paesaggio che non è mai completamente reale. I luoghi attraversati da Gregor appaiono e scompaiono come in un sogno: stanze che cambiano forma, città che sembrano specchi della sua coscienza, volti che si moltiplicano. Ogni ambiente è carico di senso, come se fosse il riflesso di uno stato d’animo.

Questa struttura onirica permette a Balzarro di esplorare tematiche esistenziali in modo indiretto ma potentissimo. Il lettore si trova catapultato in un universo che segue logiche simboliche più che razionali, dove tutto può succedere e nulla è davvero come sembra.

Simbolismo dei personaggi: archetipi dell’inconscio

Gregor Samsa è il fulcro del romanzo, ma attorno a lui ruotano figure emblematiche che incarnano concetti universali.

  • La Morte, rappresentata come un signore vestito di grigio, è forse il personaggio più enigmatico. Non è minacciosa, ma dialogante, quasi paterna. Simboleggia la fine, ma anche la consapevolezza del limite. Compare nei momenti di dubbio, quando Gregor si interroga sul senso delle sue azioni.
  • Vendetta, donna giovane e affascinante, incarna la pulsione distruttiva. Non è una semplice istigatrice, ma una guida seducente verso la liberazione dal senso di colpa. Con lei, Gregor scopre il piacere della trasgressione e il sapore amaro della giustizia privata.
  • Innocenza, presente sotto forma di un bambino silenzioso, rappresenta ciò che è stato perduto o forse mai posseduto. Non interviene, ma osserva. È lo sguardo puro che fa da contrappunto alle scelte sempre più oscure del protagonista.

Queste figure, più che personaggi tradizionali, sono emanazioni psichiche, espressioni dell’inconscio collettivo in senso junghiano. La loro interazione con Gregor è allegorica e serve a scandire le fasi del suo viaggio interiore.

Il surrealismo come metodo narrativo

Il surrealismo di Balzarro non è mai fine a se stesso. Ogni scena apparentemente assurda o impossibile ha una funzione simbolica precisa. Quando Gregor si ritrova in una casa dove tutte le porte si chiudono da sole, capiamo che sta affrontando una fase di isolamento. Quando cammina per una città senza specchi, comprendiamo che ha smarrito il contatto con se stesso.

Questo tipo di narrazione richiede al lettore un atteggiamento attivo: non si può semplicemente seguire la trama, bisogna decifrarla. Ogni gesto, ogni frase, ogni immagine può essere una chiave interpretativa. In questo senso, Metamorphosis è anche un libro iniziatico, che invita a guardare oltre le apparenze.

Il corpo come spazio simbolico

Il corpo di Gregor, ringiovanito e potente, non è solo un veicolo per l’azione, ma anche un simbolo. Rappresenta la materia liberata dallo spirito, il ritorno a uno stato animale. In alcune scene, il corpo sembra avere una volontà propria: desidera, uccide, agisce senza controllo.

Questa corporeità “altro-da-sé” riflette il tema della dissociazione tra coscienza e istinto. Balzarro ci mostra un uomo che perde progressivamente il controllo sul proprio corpo, come se fosse posseduto da una forza oscura. Il corpo diventa quindi spazio di lotta, campo di battaglia tra morale e pulsione.

Il doppio e la moltiplicazione dell’identità

Nel corso del romanzo, Gregor incontra versioni alternative di se stesso: uno più anziano, uno bambino, uno vestito da militare, uno vestito da artista. Questi incontri surreali sono specchi deformanti, che mettono in discussione la coerenza dell’identità.

Chi è davvero Gregor? Un uomo, un assassino, una vittima, un simbolo? Balzarro lascia aperta ogni interpretazione. La moltiplicazione del personaggio suggerisce che l’identità è un costrutto fluido, mutevole, forse addirittura inesistente. In questo, l’autore si avvicina alle riflessioni di Pirandello e Pessoa, ma con un tono più crudo e visionario.

La fine come dissoluzione del simbolo

Il finale del romanzo non è consolatorio, né chiarificatore. Tutto sembra sfaldarsi: le figure simboliche scompaiono, il paesaggio si fa indefinito, le parole perdono senso. Gregor stesso sembra dissolversi, come se la sua esistenza fosse stata solo un sogno, o un’allegoria.

Balzarro chiude il romanzo come lo ha iniziato: con un’immagine potente e ambigua. Forse tutto ciò che abbiamo letto non è accaduto davvero. Forse Metamorphosis è solo un sogno dentro un sogno, un esperimento mentale, un racconto metafisico sull’impossibilità di conoscere veramente se stessi.

Concludendo: una parabola simbolica sulla condizione umana

Metamorphosis di Ferdinando Balzarro non è solo un romanzo, ma una parabola moderna. Utilizza la narrativa surreale e il simbolismo per esplorare i dilemmi più profondi dell’essere umano. Attraverso il viaggio di Gregor, veniamo messi di fronte alla nostra ambiguità, alla nostra fragilità, al nostro bisogno di senso.

In un’epoca dominata dal realismo più crudo, Balzarro osa proporre una letteratura visionaria, che non spiega ma evoca, che non predica ma inquieta. Il suo romanzo è un labirinto simbolico, un sogno filosofico, una sfida per il lettore contemporaneo. Un’opera che rimane nella mente, e che forse – come ogni buon simbolo – non finisce mai davvero di essere letta.

Ferdinando Balzarro e "METAMORPHOSIS": Un Romanzo di Trasformazione e Caos | Autore Premio Internazionale d'Eccellenza Città del Galateo

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La Trama

Il famoso vecchio maestro di arti marziali Anneo, viene barbaramente ucciso a pugnalate, assieme al suo cane, da una baby gang nella piazzetta di un quartiere malfamato della città. Il suo miglior allievo è una ragazza di 23 anni, Virginia, legatissima al maestro e al cane Lula. Virginia giura di vendicarli utilizzando con incredibile efficacia le micidiali tecniche a mani nude apprese dal maestro. Una serie di circostanze imprevedibili di avventura, amore e violenza, protrarranno la caccia ai delinquenti per oltre 50 anni, quando Virginia ormai ultra settantenne incontrerà gli ultimi due componenti del branco. Il drammatico confronto finale con gli assassini rivelerà esiti inquietanti e inaspettati.”

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Giorgio (Wolf nome in codice), è un agente speciale del SISMI, sotto gli ordini del capo sezione Elisabetta (Bagghera nome in codice). Giorgio e Sunny, la giovane brillante fidanzata parigina, si frequentano ed amano da qualche anno, sebbene Giorgio si sia ben guardato dal rivelarle la sua vera professione, spacciandosi quale importante uomo d’affari spesso impegnato in viaggi all’estero.
Bagghera affida a Wolf un delicato quanto pericoloso incarico che mira ad individuare e quindi catturare uno dei più feroci capi dei cartelli narcos, attivo tra Messico e California, El Mayo.
Giorgio vola ad El Paso per iniziare la missione che lo porterà ad infiltrarsi nella potente organizzazione di El Mayo, come inafferrabile ed affidabile corriere di Cocaina in tutto il mondo.
La missione, grazie al sangue freddo e all’esperienza e all’abilità dell’agente, sembra filare nel modo migliore, sino a quando una serie di tempi e contrattempi, imprevedibili colpi di scena, ne segneranno il progressivo precipitare in una inarrestabile, sanguinosa spirale di reciproche vendette.

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Un romanzo che è la storia di un’ossessione e di un insostenibile conflitto.
Un uomo maturo e affermato è dominato dal desiderio. Più una donna gli appare fedele, proibita, incorruttibile, più egli è determinato a farla sua. Ma la conquista che brama non è un atto volgare di mera sopraffazione, bensì un moto elementare e insieme raffinatissimo, primitivo e allo stesso tempo intriso di sfumature cerebrali.
Ciò che cerca è sì la sensualità, ma ancor prima il coronamento di un gioco intellettuale. Danza su un filo sottilissimo e incandescente sospeso su ciò che è vietato, scandaloso, inaccettabile, giacché sconvolge un ordine sacralizzato.
Ogni donna che lo attrae è un viaggio lungo le strade di se stesso e della complessità di una relazione tra due adulti, fino a quelle profondità dove pulsioni selvagge e principi culturali si affrontano faccia a faccia.
Ma non è solo. Ha un figlio grande, realizzato. Si specchia in lui per riconoscere in sé affetto, responsabilità, quel senso della propria esistenza che in nessun altro luogo può trovare. È il pensiero che lo tiene attaccato alla realtà, l’ancora che gli impedisce di non farsi travolgere dal suo stesso enorme narcisismo. Ma quando una donna entrerà nel cuore del figlio, il padre riconoscerà subito in lei lo stesso tratto di predatore che da sempre lo domina.
Una scrittura sofisticata indaga con spietato rigore sentimenti potenti e torbidi, che il destino compone in un incrocio devastante.

Ferdinando Balzarro presenta IN NOMINE FILII Casa Editrice Giovane Holden | Lunedì 7 febbraio 2022 h 18 Libreria Coop Ambasciatori Via Orefici Bologna - Conduce il giornalista Stefano Biondi

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LA MORTE MI FA RIDERE

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La morte mi fa ridere di Ferdinando Balzarro

Poche cose come la paura sono una questione intima, insondabile e personale. Normalmente, si ha paura della morte mentre alla vita ci si attacca con le unghie e con i denti. Il ribaltamento dei fattori non cambia il risultato. Se non temi la morte, e la desideri, finanche consciamente la cerchi, è perché la vita ti spaventa, o meglio, ti fa orrore un mondo in declino e una umanità sempre più dedita alla distruzione di sé e del pianeta ferito che l’accoglie. Leonardo, il protagonista del romanzo, acclarato caso di antinomia, è un avventuriero. Rifugge la routine quotidiana, le convenzioni, qualunque rituale sociale. Diffidente nell’approccio interpersonale, è affezionatissimo ai suoi due cani, Luna e Petra, che preferisce non lasciare mai da soli tanto che lo accompagnano nei suoi viaggi in solitaria intorno al mondo, in vacanza e anche quando ha bisogno di disintossicarsi dalla vita di relazioni che sia pur minime è costretto a mantenere. Il suo sprezzo per il pericolo è ben noto nell’ambiente tanto che viene spesso reclutato per incarichi di alto profilo l’ultimo dei quali organizzare il trasporto di preziosi oggetti di antiquariato dall’India. Nulla è mai troppo estremo per Leonardo, pur di non confrontarsi con il più imbattibile dei suoi avversari: il coraggio di vivere.

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Ferdinando Balzarro al Salone del Libro di Torino 2022 con ben due Romanzi: IO SONO TENEBRA e IN NOMINE FILII

FERDINANDO BALZARRO

Professore di Educazione Fisica, nel 1965 Ferdinando Balzarro diviene uno dei primi allievi del Maestro giapponese di Karate Hiroshi Shirai.

Nel 1967 Balzarro vince a Vienna i Campionati europei di Kumite a squadre. Da quel momento si susseguono vittorie in questa specialità sia a livello italiano che internazionale.

Nel 2005 gli viene conferito il grado di VIII Dan e nel medesimo anno diviene Direttore Tecnico del settore Karate-Dō nella Federazione Italiana Arti Marziali.

Ferdinando Balzarro si è dedicato anche al paracadutismo sportivo, in particolare al paracadutismo acrobatico. È stato fra i dodici italiani che hanno partecipato al record mondiale di “Grande Formazione” nel dicembre 1999 ad Ubon (Thailandia).

In questi anni, inizia il suo percorso nel mondo della scrittura. Nel 2001 esordisce con il libro autobiografico Bagliore, a cui seguirà Il Sangue e l’Anima.

Nel 2002 è la volta di Plenilunio e Il Solista. Nel 2005, Punto vitale vince il Premio Carver.

Nel 2006 nasce Lupo, affannosa ricerca del significato della vita e metafora sull’ingiustizia universale.

Nel 2007 viene pubblicato Cuore di Diavolo, dove si intrecciano amore, passione, erotismo, sofferenza e tragicità.

Il Secondogenito, riflessione amareggiata e disillusa sul divino, vince nel 2008 il Premio speciale Martina Franca Festival e nel 2009 il Premio Parolesia.

Nel 2009 esce Il cane che aspettava le stelle, un’intensa dichiarazione d’amore per una compagna di viaggio speciale, estranea alle debolezze disarmanti degli esseri umani.

Il 2011 è l’anno de Il bene e il male: pensieri di un Maestro, dove la vita e l’Arte, oltrepassando i propri confini, si fondono e creano essenza, pensiero e metodo.

I romanzi di Ferdinando Balzarro scendono nelle viscere dell’animo umano, esplorano gli anfratti più reconditi, e ci restituiscono storie scomode, ma mai scontate.

Balzarro non si esime dall’onere di raccontare le debolezze del genere umano, schiavo dei propri desideri.

L’appagamento di questi desideri, talvolta, diventa lo spartiacque delle scelte compiute dai personaggi dei suoi romanzi.


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